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Fiducia: la chiave per costruire relazioni di successo

Dove c’è persona, c’è fiducia. Che sia alta o bassa, noi nutriamo fiducia in noi stessi e nelle altre persone.

Fin da piccoli, ma che dico, fin da neonati, ci fidiamo delle altre persone. Pensiamo alla relazione di fiducia che stabiliamo inizialmente con i nostri genitori, con i nostri “caregiver”, e più avanti con i nostri amici, partner e colleghi.

Se c’è fiducia tutto fila via liscio, a volte senza nemmeno il bisogno di parlarsi; se invece è assente, non ci sono governo, business, amicizia e amore che tengano. La fiducia ha un impatto sulla nostra vita, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno.

Con questo articolo vogliamo condurti alla scoperta di questo atteggiamento e di quei comportamenti fondamentali per costruire relazioni di fiducia e di successo.

 

Fiducia e velocità: un binomio vincente

 La fiducia la conosci, quando la provi

Jack Welch

Per inquadrare subito il concetto partiamo dalla definizione che dà il vocabolario Treccani. La fiducia è:

un atteggiamento, verso gli altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie possibilità, e che generalmente produce un sentimento di sicurezza e tranquillità.

Perché è così importante questo atteggiamento? La fiducia sostiene e influenza la qualità delle relazioni, delle comunicazioni e dei progetti di lavoro. Creare relazioni di fiducia aumenta la possibilità di successo e la prosperità in ogni ambito della vita.

Al contrario, la scarsa fiducia può condurre a non esprimere le reali finalità, può generare conflitti interpersonali, mentalità vinco-perdi, comunicazioni difensive e protettive; la scarsa fiducia consuma le relazioni, le frena e ne rallenta la comunicazione e la presa di decisioni.

Leggendo il libro “La velocità della fiducia” di Stephen M.R. Covey (cofondatore e Global Practice Leader della Practice Speed of Trust presso FranklinCovey, consulente su temi di leaderhip, fiducia ed etica), mi ha colpito la relazione esistente tra fiducia e velocità definita dall’autore in un’equazione, così proposta:

La fiducia influenza due parametri: la velocità e i costi. Quando c’è fiducia, la velocità sale e i costi diminuiscono. All’opposto, quando non c’è fiducia, la velocità diminuisce e i costi salgono.

Avere fiducia è come possedere una connessione 4G o in fibra ottica, se preferite. Non avere fiducia è paragonabile invece all’utilizzo del vecchio modello di ADSL. E sono certo che non ci manca affatto…  

 

Fiducia stretta di mano

 

Cosa crea fiducia: 7 comportamenti per alimentarla

Quali sono i comportamenti che, se adottati, fanno la differenza nella costruzione di relazioni di fiducia?

Ci vengono in soccorso i 7 “comandamenti” della fiducia che ci insegnano a costruirla:

  1. Mostrare considerazione
  2. Ascoltare senza pregiudizi
  3. Essere sinceri
  4. Dimostrare lealtà
  5. Mantenere gli impegni
  6. Produrre risultati
  7. Rimediare agli errori

Approfondiamoli singolarmente. All’interno di ogni paragrafo troverai delle domande e degli spunti che ti aiuteranno a definire se e come li stai mettendo in pratica.

 

1. Mostrare considerazione

Mostrare considerazione equivale a dimostrare alle persone sincero interesse e volontà di prendersi cura di loro, dedicar loro del tempo. A volte si dimostra considerazione e rispetto semplicemente ringraziando o chiedendo per favore. Altre volte si possono scrivere messaggi o e-mail d’interessamento per far sentire la propria vicinanza all’altra persona. Per capire a quale livello siamo in quest’area è utile chiedersi: come tratto le altre persone? In particolare, come tratto le persone che non possono fare qualcosa per me?

 

2. Ascoltare senza pregiudizi

Ascoltare senza pregiudizi significa accogliere l’altro e le sue idee con la sola intenzione di comprendere realmente il significato del messaggio, l’intenzione, le emozioni ed i bisogni che vi sottostanno. Questo consente di far sentire il nostro interlocutore accolto e quindi aprire alla fiducia. Per farlo evita di concentrarti sulle tue finalità e considera prima di tutto che esistono informazioni, idee e prospettive diverse dalle tue, che influenzano ciò che abbiamo da dire e che sono utili per prendere una decisione migliore.

Durante l’ascolto non pensare a ciò che dovresti rispondere e non aspettare impazientemente il tuo turno di parola. Anzi, per ascoltare in maniera attiva è necessario ascoltare non solo con le orecchie ma anche con gli occhi e la pancia. Le ricerche mostrano che gli atteggiamenti e i sentimenti espressi nella comunicazione vis-à-vis sono costituiti per il 7% da ciò che le persone dicono, per il 38% da come lo dicono, per il 55% dal linguaggio del corpo. Per verificare quanto sei abile ad ascoltare, rispondi a queste domande: che cosa è importante per il mio interlocutore? Qual è la sua finalità? A che cosa è interessato? Quali sono i bisogni che ha espresso?

 

3. Essere autentici

Essere autentici significa dire la verità. Esprimere la propria opinione e la propria posizione in merito ad una situazione. Per essere autentici, è necessario comunicare in maniera chiara ma con tatto e sensibilità. Diciamo le cose scegliendo il momento più opportuno e tenendo conto del contesto in cui siamo. Per capire se siamo sulla strada giusta possiamo chiederci: in che modo esprimo le mie opinioni? Sono sincero? Se a volte non lo sono, cosa mi trattiene dall’esserlo?  

 

4. Essere leali

Si può essere leali attribuendo agli altri i loro meriti e parlando delle persone come se fossero presenti anche quando non lo sono. Attribuendo i meriti diamo importanza al contributo individuale e incoraggiamo la collaborazione e l’innovazione. Attribuiamo i meriti festeggiando le persone, sorprendendole oppure creando storie e leggende sulle loro gesta e i loro risultati ottenuti.

Se dimostrare lealtà significa anche evitare di screditare gli altri quando non sono presenti, allora scegliamo come comportarci quando partecipare ad una discussione che coinvolge degli assenti. Possiamo: partecipare alla conversazione, andarcene, restare rimanendo in silenzio, dire qualcosa di positivo, andare a parlare direttamente con la persona in questione. Come ci comportiamo di solito? Facciamoci queste domande: come attribuisco i meriti? In che modo li esprimo? In che termini parlo delle altre persone? Tra le opzioni a mia disposizione (elencate poco sopra), quale scelgo più spesso?

 

5. Mantenere gli impegni presi

Mantenere gli impegni presi vuol dire dimostrare coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa. È il modo più rapido che le persone possono scegliere per creare fiducia in qualsiasi relazione, che sia con un capo, con un dipendente, con un membro del team, o anche con un famigliare. In uno studio del 2005 sull’etica del business, mantenere le promesse, fu classificato come comportamento numero uno nel creare una cultura etica. Inoltre, un’indagine del 2002 tra i leader del World Economic Forum identificò “non fanno quello che dicono” come l’elemento di rottura numero uno per la fiducia. Per fare un check-up su questo comportamento, possiamo chiederci: quali impegni prendo? Quanti ne assumo? Cosa faccio per mantenerli?

fiducia mantenere impegni presi

 

6. Produrre risultati

Confermiamo che siamo in grado di portare a termine gli impegni presi portando valore aggiunto alla relazione grazie al raggiungimento di risultati tangibili. Impariamo a non promettere ciò che non possiamo mantenere, chiariamo in fase di pianificazione quali sono gli obiettivi da raggiungere e l’ordine di priorità, rispettiamo tempistiche e budget pattuiti e anticipiamo i bisogni fornendo soluzioni ancor prima che queste vengano richieste. Se anche una sola di queste regole viene infranta, inevitabilmente si va a ledere il rapporto di fiducia con danni sia sulla velocità sia sui costi. Come posso valutare il mio operato su questo comportamento? Rispondendo a queste semplici domande: quali risultati mi aspetto/si aspettano da me? Quali risultati produco? Come raggiungo i risultati che mi pongo/pongono? Da cosa capisco che li ho raggiunti?

 

7. Rimediare agli errori

Siamo umani, ogni tanto qualcosa nella nostra vita può andar storta e ciò genera una diminuzione del livello di fiducia in una relazione. Come uscirne positivamente? Innanzitutto, riconosciamo l’errore e chiediamo scusa rapidamente. Più il tempo passa e più è difficile attivare questo processo. A volte siamo portati dal nostro ego e dal nostro orgoglio a negare gli errori o tentare di giustificarli. Questo atteggiamento però non ci porterà da nessuna parte se non a creare il “muro di Berlino”. Impariamo a sdebitarci, facendo un passo verso l’altro, non solo a parole ma anche con azioni concrete.

Vuoi dei piccoli esempi? In ambito aziendale possiamo offrire dei buoni omaggio o dei semplici doni mentre noi nel nostro privato possiamo scusarci con un gesto gentile come regalare dei fiori, portare la colazione a letto, lasciar decidere l’attività domenicale alla persona che ha subito “il torto”. Fra colleghi, valutiamo la situazione e con un po’ di fantasia e di dedizione troveremo il modo per farci perdonare. Anche per quest’ultimo comandamento ci sono delle domande utili per valutare il nostro livello. Se commetto un errore, quanto tempo intercorre prima che mi scusi? Come agisco per porvi rimedio? E se gli altri commettono errori nei miei confronti, quanto sono disposto a perdonarli?

Concludendo, per alimentare la fiducia ti invito a seguire queste poche regole e a notare gli effetti che produrranno sulle tue relazioni, con l’augurio di avere sempre più connessioni veloci e sempre meno costi da sostenere.

La fiducia non si acquista per mezzo della forza. Neppure si ottiene con le sole dichiarazioni. La fiducia bisogna meritarla con gesti e fatti concreti.

Papa Giovanni Paolo II